“DISCO” di cmqmartina – Recensione

Alziamo sta cazzo di radio e ascoltiamoci sto Disco di cmqmartina, tra le artiste italiane più interessanti sulla scena.

Pauldavid Ligorio

DISCO di cmqmartina è un lavoro capace di unire universi musicali diversi e dimostrarsi uno degli ascolti più proficui nel contesto della musica italiana contemporanea. Tra sonorità della techno più classica, testi ispirati e anima Rock ‘n’ Roll a “DISCO” non sembra mancare proprio nulla. A seguire la recensione, buona lettura!

Eh dai… alza sta cazzo di radio!

Il duo è composto dalla giovane Martina e il suo produttore Matteo Brioschi, i quali hanno intrapreso un percorso sonoro unico e decisamente accattivante. Fin da subito il disco morde la giugulare di qualsiasi ascoltatore di techno con ‘Intro’, una traccia contestuale che sintetizza le sonorità che andranno a sviscerarsi durante l’ascolto.

L’idea alla base, come si accennava all’inizio, è vincente: miscelare musica techno alla limpida voce di Martina trasmette uno strano effetto di melanconica euforia. La stessa che è divenuta ormai cifra stilistica dei lavori di Cosmo, in particolare “L’Ultima Festa” (42 records / don’t panick, 2016). Ne è un chiaro esempio ‘Biciclettecno’, tra le tracce più significative dell’album. Qui i temi della perdita, la disillusione e un senso di adolescenza infranta si combinano alla perfezione con synth anni ’80 e gli ormai canonici pezzi di batteria Roland.

Disco è compilation di hit

Colpisce la produzione dei testi di Martina, che seppur molto giovane sembra avere le idee chiare sulle piccole e grandi tragedie della vita. Inoltre, sparisce nel nulla quella tendenza allo humor scomodo di molto Indie, e si trova spazio per un’elaborazione emotiva profonda. I testi, chiaramente autobiografici, sono diretti, crudi (“parole, parole, sono carne per cani”), ma allo stesso tempo allusivi e impressionisti.

Io non parlo d’amore / ma ballo fortissimo / ballo molto male / ma amo fortissimo

Per la verità, DISCO è una compilation di vere hit, con un finale inaspettato: ‘la prima cosa bella’ (interpretazione della ballata di Mogol e Nicola di Bari) è infatti un pezzo lento e vissuto, che rappresenta l’essenza nascosta della musica del duo lombardo. Ogni traccia è interessante, ballabile e commovente. Imprevedibilmente seducente, preparatevi a ripetuti ascolti. Un album che sarà capace di ridefinire il contesto musicale elettropop italiano, per il momento ancora fin troppo sepolto, ma in attesa di esplodere in tutta la sua vorace potenza.

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