A distanza di 40 anni The Shining rimane un capolavoro senza tempo, ci racconta perché il Bazaar di Uriel.
The Shining (1980) è senz’altro un film di cui è difficile parlare. In primis la realizzazione tecnica è molto differente rispetto buona parte della produzione orrorifica (si pensi all’utilizzo diffuso del gandangolo, che rende la prospettiva più ampia e meno adatta a nascondere eventuali pericoli). Inoltre, il film è tutt’oggi pieno di interrogativi irrisolti, che ne rendono la comprensione piuttosto ostica. Qui di seguito, proverò a dare una chiave di lettura personale alla nota pellicola di Stanley Kubrik.
Accenni alla trama
Jack Torrance è un mediocre romanziere, che per curare il suo improvviso blocco dello scrittore, decide di accettare un posto come guardiano dell’Overlook Hotel, sui monti del Colorado. Si trasferirà quindi nel suddetto albergo con sua moglie Wendy ed il suo figlio Danny, finendo per impazzire e diventare una minaccia per la sua stessa famiglia. Ma è davvero la prima volta che mette piede all’interno dell’Overlook? O forse è da sempre legato a quel posto?
Il tempo e la luccicanza
Qui ci pone davanti il primo tassello chiave all’interno della trama del film, ovvero il tempo. Infatti la pellicola viene scandita all’inizio con un ritmo lento, in cui i fotogrammi e l’intreccio sembrano quasi fermi per poi subire una graduale, ma inarrestabile valanga. Anche la suddivisione in capitoli sottolinea questo fattore, dando ad ognuno di essi intervalli di tempo via via sempre più brevi.
Altro fattore fondamentale per questa disamina è la luccicanza (in originale the shining, che da’ il titolo all’opera). Si tratta di un potere paranormale, che conferisce alle persone che lo possiedono la capacità di comunicare telepaticamente con chiunque ne sia altrettanto dotato. Lo ‘shining’ rende questi soggetti anche in grado di percepire eventi passati e futuri, e qui ci ricolleghiamo al fattore tempo. In questa pellicola i piani temporali infatti si sovrappongono all’interno dello stesso luogo, generando una dimensione onirica da cui non si può fare altro che venir sopraffatti, ritrovandosi senza via di scampo.
Jack the dull boy: considerazioni finali
Questo è senz’altro la ragione per cui questo film esercita tutt’oggi un grandissimo charme sullo spettatore, oltre che per l’enorme mistero che viene costantemente perpetrato dalla messa in scena. Il film rimane, per tutto il corso del suo svolgimento, permeato da una sorta di onirismo, senza dare troppe spiegazioni allo spettatore. L’elemento soprannaturale infatti è sempre solo suggerito, mentre l’unico elemento di pericolo è il deteriorarsi della sanità mentale di Jack Torrance.
The Shining quindi è considerato una pietra miliare della storia del cinema horror, un film cult da vedere e rivedere, da studiare per via dell’ eccezionale comparto tecnico e per comprende come la tensione sia il punto cardine di ogni buon film horror.
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