“In La terza estate dell’amore Cosmo annulla ogni confine, musicale e di scrittura, per lanciarsi in una sperimentazione a tutto tondo”
“La terza estate dell’amore ė un’invocazione, più che una realtà. È una possibilità, ma anche una necessità. […] la prima summer of love era legata al movimento hippy di fine anni sessanta. La seconda al nascente movimento rave di fine anni ottanta. Oggi la necessità di socialità e amore collettivo si fa sempre più forte.” Nessuno descrive l’artista meglio dell’artista stesso, e Cosmo nelle ultime settimane l’ha fatto benissimo. Il 21 maggio è uscito La terza estate dell’amore (2021), suo quarto album in studio, finestra perfetta sul suo personalissimo mondo. Per chi si fosse persə qualche passaggio, Cosmo è lo pseudonimo di Marco Jacopo Bianchi, cantante, Dj e produttore che dopo l’esperienza con i Drink to me si è dedicato alla carriera solista. Nativo di Ivrea, la sua discografia spazia su più generi, dall’indie pop dei primi album ai più recenti lavori improntati sull’elettronica da clubbing.
I più attenti ricorderanno la memorabile performance al Concerto del Primo Maggio a Roma nel 2018, quando si lanciò in un stage diving dai risultati quantomeno sfortunati. Già questo episodio da solo basta a dare un assaggio dello spirito artistico di Cosmo, spirito che pervade anche la sua nuova creatura. In La terza estate dell’amore Cosmo annulla ogni confine, musicale e di scrittura, per lanciarsi in una sperimentazione a tutto tondo. Sperimentazione che coinvolge anche la promozione del disco stesso: presentato in anteprima e senza nessun preavviso con una diretta YouTube, accompagnato da impianti che in diverse location scelte con cura suonavano i pezzi. Nessun comunicato stampa, nessun annuncio altisonante o singoli a precederlo, solo il canale instagram che rimane costantemente attivo e su cui Cosmo ha pubblicato il suo manifesto.
Perché per Cosmo musica è innanzitutto divertimento, voglia di stare insieme, voglia di ballare. “La musica è illegale / Suonare è quasi un gesto da criminale”: la libertà di creare, di lasciarsi andare contro ogni restrizione fisica e mentale, ogni resistenza che la società può opporre. Perché se anche questo è un disco figlio del lockdown e della pandemia, questa definizione sta comunque stretta a Cosmo. Il tono della riflessione post-pandemica che ha caratterizzato molti altri lavori usciti nell’ultimo periodo è decisamente diverso in questo disco, dove è piuttosto immaginata una libertà più che mai agognata, una speranza ritrovata, un cambiamento in atto.
“Il prossimo non sarà un tour, sarà un degenero! Anche i pezzi vecchi: li voglio tutti riarrangiare per portarli ad una dimensione da rave. Voglio questa apertura. Questa energia. E voglio anche che ci sia una componente da sabba, come dicevamo prima. Sì, voglio tutto questo. Ciò che invece non voglio è restare ancorato al concetto tradizionale di concerto o di cantante… Sono cose che voglio proprio spazzare via.” Ogni brano dell’album, a suo modo, è un allontanamento dal concetto tradizionale di canzone: La Cattedrale, sesta traccia del disco, è in grado di contenere al suo interno sia una base psichedelica che un assolo di chitarra acustica; Fuori (feat. Silvia Konstance) è un bell’esempio di scrittura sperimentale. Il disco è tutto scritto, suonato e arrangiato già con la prospettiva del live, che forse all’ascolto in cuffia non esprime appieno il suo potenziale.
Ma tutti i temi che hanno caratterizzato la produzione di Cosmo fin dall’inizio, la disinibizione, la ricerca del piacere personale e collettivo, la ricerca dello scontro culturale, sono sempre ben presenti e in questo ultimo lavoro ripresi, rielaborati ed espressi con una connotazione nuova. Se Cosmotronic (2018) virava più verso un provocatorio riscatto , La terza estate dell’amore è pervaso da un’energia rinnovata, una tensione positiva verso la creazione. Non ci sono nuove idee, questo è certo, ma c’è la miccia accesa di una speranza, un invito. Saremo prontə a raccoglierlo?
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