Con l’avvento di Internet le storie di paura hanno preso una forma nuova attraverso il fenomeno delle creepypasta. Di che cosa si tratta?
Il desiderio di provare paura è qualcosa di insito nella natura umana. In alcuni soggetti, questo gusto si manifesta in modo molto più marcato che verso altri. È un’esperienza non poi diversa dal praticare uno sport estremo: l’adrenalina agisce nel sangue come una vera e propria droga. Da questo desiderio di orrore trovano terreno fertile tutti i racconti di paura che si sono diffusi nei secoli. Nati dalla superstizione, sono da sempre i compagni delle menti più facilmente suggestionabili. Queste narrazioni attraversano varie epoche, vanno dai racconti su creature ed entità soprannaturali alle più recenti leggende metropolitane. Con l’avvento del web, questi racconti hanno trovato nuovo spazio all’interno della rete stessa: nascono così le creepypasta.
Il termine deriva dall’unione delle parole “copypasta”, una forma di spamming e dal termine “creepy”, traducibile con sinistro o grottesco. Questo neologismo venne coniato sulla board anonima di 4chan nei primi anni 2000 e comprende storie legate al folklore (come le celeberrime The Rake o Slenderman) e agli omicidi seriali (Jeff the Killer). Sono racconti spesso accomunati da titoli estremamente clickbait, per ribadire il fatto che quello che si andrà a leggere è una storia vera. Lo stile narrativo che contraddistingue ogni creepypasta è infatti un certo realismo e finta documentazione, spesso creata ad hoc dagli stessi autori, che si prodigano a creare dei veri e propri blog per tenere vivo un alone di mistero sulle vicende narrate. Comunque sia, dalla board del quadrifoglio, in poco tempo si riversarono all’interno di ogni altro medium telematico, con canali YouTube dedicati, fan fiction e videogiochi a tema. Attorno al 2010 arrivarono anche qui in Italia, con una miriade di canali che apparivano come funghi per poi sparire nel giro di qualche anno, se non addirittura mesi. Gli stessi videogiochi furono presto bersaglio di racconti di natura tetra, come il celebre Sonic.exe o la sindrome di Lavandonia nei primi giochi Pokémon. In queste narrazioni l’opera videoludica trascende il mezzo di appartenenza riversandosi nella realtà, arrivando a nuocere sia psicologicamente che fisicamente il giocatore, risultando talvolta letali.

Questo nesso tra horror e tecnologia non sembra del tutto casuale. Quello che più spaventa questa generazione infatti è che la tecnica invada completamente la nostra privacy (tema oggi molto delicato), così come in queste creepypasta una sorta di ente maligno invade la realtà di chi ne fruisce. A corroborare questa tesi vi è il caso di Momo, creepypasta che si rivelò una vera e propria truffa. Si trattava di uno o più profili Whatsapp aventi come foto profilo un inquietante volto femminile deformato, che poi si scoprì appartenere ad una scultura di cera esposta in qualche galleria d’arte giapponese. Lo scopo di questa Momo era quella di prosciugare il credito telefonico dell’utente con l’ausilio di link esterni. Momo è solo uno dei tanti casi di profili Whatsapp nati con lo scopo di fregare dati sensibili agli incauti utenti, pronti ad aprire un link inviato sulla chat.
Altro fattore che rende le creepypasta piuttosto popolari è il fatto che il narratore interno si riferisce quasi sempre ad eventi accaduti durante la sua infanzia o l’età pre-puberale: sia per eventi vissuti in prima persona che esperienze di contatto con storie raccapriccianti che pervadono il web. È evidente che il target di queste narrazioni sia pensato per un pubblico molto giovane, pronto a rispecchiarsi con ciò che più lo spaventava nella sua infanzia. Non a caso le vittime dello Slenderman e della Sindrome di Lavandonia sono proprio bambini. Che sia la nostra privacy o i disturbanti ricordi dell’infanzia, pare che internet abbia portato a galla persino gli aspetti più raccapriccianti e grotteschi della nostra vita, dando alla luce racconti di paura forse non così terrificanti, ma estremamente affascinanti.
Hai letto: Creepypasta.exe
In copertina: Lavandonia in un vecchio gioco Pokémon | Nintendo