Da Platone a Soulmates conviviamo con l’ossessione di trovare la nostra anima gemella, ma sarebbe davvero così bello?
Se qualcuno vi dicesse che basterebbe un semplice test per scoprire nome e cognome della vostra anima gemella, ci credereste? Un’ idea quasi assurda, eppure quella su chi sia la propria anima gemella è una delle domande che l’umanità si pone fin dalla notte dei tempi. Poeti, scrittori, musicisti e artisti hanno concentrato i loro sforzi sul tema dell’amore, cercando di coglierne le più svariate sfumature. Ognuno ha un angolo personale da cui osservare la complessità della materia, eppure la metafora della “ricerca dell’anima gemella” è una delle più utilizzate nel corso di secoli di produzione artistica, letteraria e filosofica.
L’idea della ricerca della propria metà deriva da Platone, che nel suo Simposio (IV sec. A.C) espone il mito greco degli androgini. Secondo il mito all’origine gli esseri umani non erano suddivisi per genere e ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste. Con il tempo gli umani divennero insolenti e sfidarono gli dèi, perciò Zeus per punirli li separò in due parti con un fulmine, creando così un uomo e una donna.
“E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d’amore gli uni per gli altri, per riformare l’unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell’uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E’ per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare”
Platone
Ognuno di noi, consapevolmente o meno, cerca la propria metà, la persona che ci possa completare e amare incondizionatamente. “Lui è me più di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono le stesse”, ci ricorda Emily Jane Bronte nel suo Cime Tempestose (1847). “Due pezzi di puzzle. Fatti l’uno per l’altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell’istante, li aveva finalmente ritrovati. “Diavolo! Lo dicevo io che non potevano essere scomparsi”. È il 1993, e Alessandro Baricco pubblica Oceano Mare. Se infine scavalchiamo il millennio, la forma espressiva regina diventa il visual, esplosa in particolare negli ultimi 10 anni attraverso il potente mezzo delle serie tv. Ecco quindi che arriviamo al 2017. E nella nostra incessante e a volte sfiancante ricerca abbiamo finalmente un alleato in più, la tecnologia.
Black Mirror, stagione 4 episodio 4, Hang the Dj. Frank ed Amy si incontrano grazie al Sistema, programma che stabilisce inizio e fine delle relazioni, somma i dati raccolti e trova il match finale. E noi davvero ci affidiamo ancora agli swipe right di Tinder? Secondo i creatori di Soulmates, serie antologica in 6 episodi disponibile su Prime Video, presto potremo abbandonare definitivamente tutte le dating apps, e affidarci allo scientificamente provato test di Soul Connex.
In un futuro molto vicino a noi (tra circa 15 anni) l’azienda Soul Connex ha sviluppato un test rapido, semplice e indolore per scoprire chi è l’anima gemella di ognuno di noi. La serie, firmata da William Bridges, che in passato ha sceneggiato alcuni episodi di Black Mirror, racconta sei storie differenti per ambientazione, personaggi ed epilogo, ma che sono tutte accomunate dallo stesso punto di partenza: quando l’anima gemella irrompe nella propria vita, nulla è più come prima. Nikki, pur essendo sposata, è indecisa se fare il test o no; David viene raggirato dalla propria soulmate; Mateo si ritrova in una situazione paradossale e Caitlin non sa se può fidarsi del suo match. Ogni episodio esplora possibili scenari e conseguenze che una rivelazione di questo genere può comportare per la vita di una persona, piombando in medias res a sconvolgere l’ordinario scorrere delle cose.
I protagonisti sono consapevoli della loro realtà, conducono un’esistenza assolutamente normale, con problemi e gioie che sperimentiamo tutti, eppure all’arrivo di questa persona il loro mondo viene sconvolto. La realtà che Soulmates ci presenta non è iperfuturistica o fantascientifica come quella a cui serie di questo tipo ci hanno abituato, ma in tutto e per tutto simile al nostro: ci sono college e professori universitari vestiti di tweed, medici, maestri d’asilo e semplici impiegati che fanno esattamente ciò che facciamo noi. L’unico elemento di novità sono gli ologrammi che prendono vita nelle mani dei protagonisti, i sistemi integrati nelle abitazioni che aprono porte e finestre a comando, i grandi smartphone trasparenti. Una tecnologia integrata con il nostro modo di vivere più di quanto non lo sia già, che però ha effetti devastanti nel momento in cui la sua esattezza e concretezza si manifestano.
Ciò che prima era una sensazione astratta, non definibile con certezza, un qualcosa di indeterminato che faceva capo solamente alla sfera emotiva adesso prende forma, diventa reale, oggettivo, ineluttabile. E diventa un problema. Perché se oggi attraverso le dating apps e i social network è facile evitare qualcuno nel momento in cui non ci va più a genio (un sondaggio rivela che l’80% degli intervistati ha subito un episodio di ghosting), nell’ipotetico futuro descritto da Soulmates diventa impossibile. L’anima gemella è certificata nero su bianco dal test, e non è possibile scappare o nascondersi, ma solo affrontare le conseguenze della nostra decisione iniziale, cioè di essere entrati nella clinica ed aver fatto il test, usufruendo così della nuova tecnologia e in qualche modo condannandoci di nostra spontanea volontà. Allora sarà davvero la tecnologia a determinare chi ameremo in futuro?
In ogni episodio il protagonista sceglie in base alla componente umana ed emotiva insita in ognuno di noi, che alla fine prende comunque il sopravvento. Le leggi del cuore rimangono comunque più forti di quelle della ragione. “Non è assurdo pensare che una sola persona possa essere tutto?” riflette Adam alla fine del terzo episodio, e Mateo nel quarto rivela che ha fatto il test sperando che scoprire la propria anima gemella lo avrebbe aiutato a scoprire anche se stesso. Ma non può funzionare così.
Nel mondo di Soulmates, dove la scelta più importante della vita di ognuno viene strappata dalle nostre mani dalla fredda tecnologia, sono la connessione umana, lo sguardo, il sorriso e il calore di un contatto che guidano le azioni dei protagonisti. L’istinto, alla fine, prevale sempre.
Hai letto: Soulmates, l’amore e l’algoritmo